L’incertezza è la condizione perfetta per incitare l’uomo a scoprire le proprie possibilità.
(Erich Fromm)
Questa settimana il tema di cui parleremo riguarda lo stress, i suoi effetti su di noi e quali sono le strategie che ognuno di noi ha dentro di sé per affrontarlo.
Con il rientro dalle vacanze estive della maggior parte degli italiani, i mass media hanno ripreso ad offrire al pubblico innumerevoli informazioni, aggiornamenti e report riguardanti il Covid – 19, dando notizie talvolta confortanti e altre volte terrorizzanti.
Come può agire tutto ciò sui di noi?
La ricezione di molte informazioni dai più svariati canali comunicativi provocare un forte stato di stress, legato a vari aspetti che vanno dalla paura per la malattia alla difficoltà di affidarsi e selezionare le fonti da considerarsi attendibili o meno.
L’impatto che fino ad ora ha avuto la pandemia sulla società è stato molto forte e ha portato a conseguenze negative, psicologiche e materiali, per molte persone. I mesi scorsi hanno provocato un trauma nella popolazione mondiale che andrebbe rielaborato, soprattutto alla luce della nuova sfida che i livelli di contagio ci chiamano ad affrontare, una seconda fase.
Il Covid – 19 e i suoi effetti ci continuano a sottoporre ad un forte stress. Lo stress di per sé sarebbe un fenomeno adattativo, tuttavia già Seyle distingueva tra due tipologie contrapposte di stress, l’eustress o lo stress positivo o il distress che è il versante negativo (Lazarus). Durante questi mesi la popolazione in generale è stata messa di fronte a quest’ultimo tipo di stress, in quanto sottoposta a condizioni di eccessiva stimolazione per un periodo di tempo prolungato, l’incertezza del futuro, i problemi economici oltre che il peso psicologico nella gestione sia della malattia vissuta su di sé, che sui propri cari e nei casi più estremi l’elaborazione di una perdita importante.
Livelli eccessivi di stress vanno a loro volta ad inficiare la salute delle persone, questo perché la risposta del corpo ad un fenomeno stressante è di per sé adattiva alla sua sopravvivenza tuttavia produce l’effetto contrario se protratta nel tempo.
Lo stress ha conseguenze sia dirette che indirette. Gli effetti diretti riguardano le modificazioni fisiologiche del corpo per adattarsi alla situazione disadattiva, un esempio riguarda il fatto che la persistenza di alti livelli di stress per un periodo prolungato di tempo porta il corpo a produrre alti livelli di cortisolo che a lungo andare possono provocare l’inibizione del sistema immunitario.
Gli effetti indiretti dello stress riguardano invece cambiamenti del comportamento e dello stile di vita. Più che mai oggi ognuno di noi sta modificando le proprie abitudini di vita e la propria quotidianità per affrontare in maniera adeguata ciò che stiamo vivendo a causa della pandemia in corso. I comportamenti, che ad inizio pandemia sembravano così lontani dalla realtà in cui eravamo abituati a vivere, come indossare la mascherina e la distanza interpersonale, sono stati accettati dalla popolazione in quanto connessi ad obiettivi percepiti dalla stessa come significativi, come il superamento della pandemia stessa.
Il rapporto tra stress e malattia è bidirezionale. Sebbene sia stato ampiamente dimostrato come i livelli elevati e prolungati di stress possano causare una malattia, prolungarla e inficiare il processo di cura, tuttavia anche la malattia può rappresentare un fattore di stress.
Il peso dello stress è percepito dai soggetti in maniera diversa poiché dipende da vari fattori, esso è mediato dai significati che la persona attribuisce ad una situazione, dalla sua prevedibilità e imprevedibilità, dalle risorse dell’ambiente e dalla rete sociale in cui il soggetto è inserito, dai cambiamenti che tale situazione potrà portare alle risorse personali e sociali del soggetto.
Quali strategie possiamo utilizzare per gestire lo stress?
Ognuno ha la possibilità di gestire questo fenomeno utilizzando delle strategie di coping. Innanzitutto, definiamo il coping come l’insieme delle strategie che un soggetto mette in atto per affrontare una situazione. Non sempre il coping è adattivo a mitigare una situazione stressante, infatti se una strategia amplifica la portata dello stress sulla persona si rileva disfunzionale.
Lazarus e Folkman (1984) hanno individuato due marco-tipologie di strategie di coping:
- Coping centrato sul problema (problem focused) – la situazione è vista generalmente come problematica ma comunque affrontabile. La persona in questo caso elabora un piano d’azione per gestire e risolvere una situazione, utilizzando e mettendo in campo risorse e abilità.
- Coping centrato sulle emozioni (emotion- focused) – questo tipo di coping è più centrato sulle emozioni negative che la situazione produce sul soggetto, tende a contenerle e ridurle per gestirle in maniera più efficace.
Si può infine identificare una terza strategia di coping, più passiva rispetto alle precedenti, ovvero l’evitamento, che ha l’obiettivo non affrontare la situazione mettendo in atto attività di spostamento.
L’efficacia delle strategie di coping tuttavia non si può prevedere a priori, ma va contestualizzata e adattata alle caratteristiche del soggetto che la attua.
Tania Morelli
Nata a Trento nel 1990, dopo la laurea in Studi Internazionali ha scelto di modificare il proprio percorso e si è avvicinata alla psicologia. Durante un periodo in cui ha vissuto in Germania si è interessata all’integrazione degli italiani nel Paese, argomento della sua tesi di laurea con la quale si è laureata in Psicologia clinica presso l’Università degli Studi di Torino nel 2017. L’interesse per la giurisprudenza l’ha portata a concludere un Master in Psicologia Giuridica presso l’ITAT di Torino e dal 2019 collabora con il Tribunale di Trento come consulente psicologo. Tania è specializzanda in psicoterapia dinamica integrata presso il Centro Psicologia Dinamica di Padova.
Si è avvicinata al mondo delle dipendenze grazie al tirocinio post lauream ed attualmente lavora presso la Comunità Terapeutica la Casa di Giano.