Pillole di psicologia nasce con l’intento di diffondere e condividere con i lettori riflessioni e contenuti su vari temi psicologici, usando un linguaggio semplice ed accessibile, ma senza perdere di vista la base scientifica dei temi proposti. L’appuntamento con le nostre pillole sarà settimanale, quindi per iniziare questa rubrica il argomento d’apertura riguarderà il primo compito relazionale che ognuno di noi si è trovato ad affrontare appena nato, l’attaccamento.
Lo sviluppo del bambino avviene all’interno di una cornice costituita dalla relazione di attaccamento, cioè uno dei primi e più importanti compiti relazionali che il bambino si trova ad affrontare nella sua infanzia, cercando di instaurarlo con la sua figura principale di accudimento o caregiver, essa può essere la madre, il padre o altre figure. Questo tipo di legame è stato introdotto e ampliamente studiato da John Bowlby alla fine degli anni Sessanta, il quale definì tale condotta come
“quella forma di comportamento che si manifesta in una persona che consegue o mantiene una prossimità nei confronti di un’altra persona chiaramente identificata, ritenuta in grado di affrontare il mondo in modo adeguato.”
Tale comportamento si accentua tutte le volte che la persona è spaventata o si trova in situazioni di pericolo, infatti per il bambino, ma anche per l’adulto, sapere che c’è un’altra persona disponibile e pronta a rispondere qualora ne avesse bisogno è un’importante fonte di sicurezza e incoraggia a proseguire la relazione. Il modo in cui le figure di attaccamento rispondono a questa richiesta di legame del bambino influenza in maniera profonda e duratura la sua vita, e tale risposta è un attributo del caregiver (madre, padre…), persistente e non influenzato dalla situazione momentanea, che deriva dal suo stesso legame di attaccamento con la figura di riferimento nonostante non ne sia una riproduzione fedele.
A differenza del legame di attaccamento, più profondo ed emotivamente carico, il comportamento di attaccamento non è una peculiarità solamente degli uomini, ma è stato osservato anche in altre specie animali e allo stesso modo ha per tutti un significato di protezione. Inoltre, si distinguono figure differenti verso le quali il bambino sviluppa l’attaccamento, i comportamenti di attaccamento possono manifestarsi verso persone differenti e a seconda della situazione in cui il bambino si trova posso anche cambiare mentre il legame di attaccamento si instaura generalmente verso un’unica figura di riferimento.
Un’ulteriore precisazione riguarda le tipologie di attaccamento, infatti lo stile di attaccamento di una persona può essere sicuro o insicuro, ma cosa vuole dire? L’attaccamento è insicuro quando il bambino prova contemporaneamente emozioni perlopiù contrastanti verso il proprio caregiver che non si dimostra affidabile e presente, mentre l’attaccamento sicuro si manifesta quando il bambino si sente protetto dalla propria figura di riferimento. Quest’ultimo tipo di attaccamento funge da base sicura (Ainsworth, 1967) per il bambino che si sente libero di esplorare autonomamente l’ambiente circostante poiché sa che c’è la figura di riferimento pronta ad accoglierlo e proteggerlo qualora ne sentisse la necessità.
Una delle peculiarità del legame di attaccamento è che la figura di attaccamento non offre solamente cure strumentali al bambino, come la nutrizione o il riparo dal freddo ma è in grado di fornire allo stesso tempo supporto emotivo cioè sicurezza, comprensione e calore.
L’attaccamento non si limita all’infanzia ma opera su di noi per l’intero arco della nostra vita, il nostro sviluppo infatti dipenderà in larga misura dalle modalità in cui i nostri genitori si sono relazionati a noi dalla nostra nascita fino all’adolescenza. Ciò che abbiamo esperito in questo arco di vita influirà sullo sviluppo della nostra personalità, sul modo in cui ci rapportiamo e organizziamo il nostro mondo esterno, e sulle nostre aspettative riguardo ai comportamenti delle altre persone verso le quali potremmo sviluppare un attaccamento.
Gli schemi di attaccamento diventano sempre più proprietà del bambino grazie ai modelli operativi interni, cioè le rappresentazioni mentali che costituiscono immagini, emozioni e comportamenti legati all’interazione del bambino con caregiver e ambiente circostante. Questi modelli si formano in base all’esperienza del bambino e alla relazione con i propri genitori, il bambino inoltre riflette l’immagine che i genitori stessi gli rimandano. Una volta costruiti questi modelli persistono e operano a livello inconscio benché essi si aggiornano e si modificano man a mano che il bambino cresce e i genitori si rapportano in maniera differente con lui, restituendogli un’immagine accurata e adeguata di sé. Tuttavia, se l’attaccamento è di tipo insicuro anche i modelli operativi interni di conseguenza non si aggiorneranno e l’individuo entrerà in relazione con altre persone nel corso della sua vita in modo inadatto.
Secondo Bowlby la separazione precoce dalla figura di riferimento è un evento traumatico per il bambino, attenuato dalla presenza di altre persone significative, ma può avere ripercussioni sulla vita dell’individuo in base a diverse variabili (età della separazione, durata…).
Questa non vuole essere una spiegazione deterministica riguardante lo sviluppo del bambino e del futuro adulto, lo stesso autore infatti afferma che sebbene le capacità di mutare traiettoria di sviluppo nel corso della vita diminuiscano con l’avanzare dell’età, i cambiamenti esterni continuano e sono sempre possibili mutamenti in meglio o in peggio.
Chi è John Bowlby?
Psicologo, psichiatra e psicoanalista inglese, nato nel 1907 a Londra. La sua fama è legata principalmente alla teoria dell’attaccamento ideata da lui stesso. Fu impegnato nella Seconda guerra mondiale come psichiatra militare per l’esercito britannico. Si interessò agli aspetti relazionali riguardanti i bambini e ai legami affettivi all’interno della famiglia fin dalla fine della guerra, quando sviluppò un dipartimento infantile presso la Tavistock Clinic di Londra e successivamente diventò direttore del Department for Children and Parents. Sul piano scientifico è noto per aver stilato il Maternal Care and Mental Health, ovvero un rapporto sullo stato di salute mentale dei bambini orfani o privi di una famiglia che gli era stato commissionato dall’OMS. John Bowlby muore nel 1990 s Skye.
Tania Morelli
Nata a Trento nel 1990, dopo la laurea in Studi Internazionali ha scelto di modificare il proprio percorso e si è avvicinata alla psicologia. Durante un periodo in cui ha vissuto in Germania si è interessata all’integrazione degli italiani nel Paese, argomento della sua tesi di laurea con la quale si è laureata in Psicologia clinica presso l’Università degli Studi di Torino nel 2017. L’interesse per la giurisprudenza l’ha portata a concludere un Master in Psicologia Giuridica presso l’ITAT di Torino e dal 2019 collabora con il Tribunale di Trento come consulente psicologo. Tania è specializzanda in psicoterapia dinamica integrata presso il Centro Psicologia Dinamica di Padova.
Si è avvicinata al mondo delle dipendenze grazie al tirocinio post lauream ed attualmente lavora presso la Comunità Terapeutica la Casa di Giano.