I farmaci, nella cura di persone affette da disturbi psichiatrici o con dipendenze patologiche, sono certamente fondamentali ma solo per ridurre i sintomi. Ci vuole una “terapia” che si occupi della persona nel suo complesso: sia per gli aspetti mentali ed emotivi, sia per gli aspetti fisici della dipendenza. L’approccio alla terapia ha bisogno di persone che con professionalità diverse, diverse sensibilità, diverse storie di vita affrontano e trovano insieme il miglior metodo di cura.
Il Centro Trentino di Solidarietà è un’organizzazione storica che da anni opera nella prevenzione e nella cura delle dipendenze patologiche. Nelle proprie strutture di cura ha sviluppato un programma di attività fisica e soprattutto il trekking, che si è rivelato efficace nel trattamento delle patologie psichiatriche e delle dipendenze patologiche. Grazie alla collaborazione della Fondazione Aquila per lo sport trentino e la consulenza dell’Istituto sportivo di Civezzano è stato possibile attuare un progetto di allenamento fisico e attività sportiva che ha dato risultati concreti nella riduzione della sintomatologia dell’astinenza, dell’ansia e della depressione, ma soprattutto di promuovere lo sviluppo della personalità e incidere positivamente sulla qualità delle relazioni.
Lo sport, attraverso il contatto con il proprio corpo e l’incontro con gli altri, permette alle persone che si sono perse nel disagio della malattia e della dipendenza di riappropriarsi della fiducia in sé stessi.
E non si tratta di ipotesi o semplici considerazioni, ma è stato provato scientificamente.
L’attività fisica infatti rappresenta un ottimo antidoto contro la dipendenza dal momento che, come le sostanze psicoattive, libera endorfina provocando nella persona la stessa sensazione di euforia.
Diversi gli studi scientifici che evidenziano i benefici sul benessere psico-fisico. Uno studio pubblicato sullo “Scandinavian Journal of Public Health” sostiene questa considerazione. Le persone che realizzano attività fisica durante la riabilitazione tendono ad assumere meno sostanze e a condurre un migliore stile di vita. I partecipanti hanno dichiarato che si sentivano più energici, che potevano respirare meglio e che avevano acquisito una maggiore autostima dal punto di vista fisico.
L’esercizio fisico è un ottimo stimolo dell’attività della corteccia e di altri centri cerebrali implicati nei processi emotivi e nel sistema della ricompensa, del piacere e della gratificazione. Come un nutrimento favorisce lo sviluppo del cervello, la connettività neuronale e la resilienza concorrendo così al raggiungimento di uno degli obiettivi del trattamento “moderno” della dipendenza: il ripristino dell’omeostasi della dopamina. La dipendenza, infatti, risulta spesso associata ad una carenza di questo neurotrasmettitore che ne altera lo sviluppo e il funzionamento del sistema della ricompensa. Proprio questa condizione neuro-comportamentale può esporre gli individui a una relativa incapacità di sperimentare piacere e di essere attivati per i normali stimoli naturali e relazionali.
Attiva il sistema degli oppioidi endogeni, altra struttura funzionale al centro della ricompensa ma anche della risposta allo stress, della regolazione dell’ansia e del dolore, tutti processi che hanno un ruolo nella vulnerabilità alle dipendenze e nel disturbo da uso di sostanze.
La relazione delle emozioni, l’inibizione degli impulsi, degli appetiti e del desiderio dipendono dal funzionamento delle aree della corteccia prefrontale e dell’ippocampo. Hanno dimostrato che la plasticità regionale molecolare, cellulare e vascolare e la neuromorfologia, a livello della corteccia prefrontale mediale, dell’ippocampo, dello striato dell’amigdala, sono implicati sia nelle dipendenze che nella ricerca e nell’esecuzione dell’attività fisica.
L’esercizio fisico per persone che abusano di droghe e alcol, comporta notevoli miglioramenti, sia nella forma fisica che nella qualità della vita (funzionamento fisico quotidiano, salute psicologica). e il benessere, la vitalità, il funzionamento sociale, la percezione generale della salute. Gli studi hanno anche rilevato una riduzione del craving, del desiderio della sostanza.
Concludendo, riscoprire l’attività fisica per il benessere psicologico è diventata una valida terapia terapeutica, che accanto a quella tradizionale, è coadiuvante nei percorsi di riabilitazione attraverso la riparazione dei circuiti funzionali che nel cervello mediano i processi della ricompensa, la regolazione delle emozioni e il controllo cognitivo e volontario.
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