“Se anche il tuo cuore ti condanna Dio è più grande del tuo cuore”
(1Gv 3,20)
“Se anche il tuo cuore ti condanna Dio è più grande del tuo cuore”
(1Gv 3,20)
Ho rubato il titolo ad una canzone di Pierangelo Bertoli, un cantautore che ho molto amato in età giovanile.
Il vento nella Bibbia è spesso associato allo Spirito.
Nei momenti difficili della vita tutti noi vorremmo “sentire Dio” come una presenza forte e determinante.
Dovremmo, allora, meditare su un episodio della vita del profeta Elia, quando salì sul monte Sinai per incontrare Dio:
Ci fu un vento impetuoso e gagliardo, da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel Vento.
Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco.
Dopo il fuoco ci fu un mormorio di vento leggero. Come l’udì Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna.
(1Re 19, 11-13)
In ebraico il simbolo del vento suona RUACH. Un termine che nel contesto biblico ha un ampio diagramma semantico col significato di vento, alito, soffio, respiro, spirito… speranza… Dio.
Nel periodo di tossicodipendenza prima, e in seguito nel percorso terapeutico, sia il ragazzo che la famiglia hanno vissuto l’esperienza del vento, del terremoto e del fuoco. I muri sono crollati, è apparsa la luce. Ma tutto questo non è Dio.
Sarebbe importante mettesi in ascolto del mormorio del vento leggero. Non aver paura dell’intimità con se stessi, di quei momenti di solitudine piena d presenza, nella quale parliamo al nostro cuore.
Eppure il vento soffia ancora…
Oscar Setti, Eppure il vento soffia ancora. La famiglia fra dolore e speranza, Associazione Famiglie “Progetto Uomo”, Trento 2013
Oscar Setti è nato a Marco di Rovereto, Trento.
Da sempre impegnato nel sociale è stato fra i fondatori del Centro Trentino di Solidarietà.
Con don Antonio Busacca ha promosso in Trentino il Programma Terapeutico “Progetto Uomo” specifico per le tossicodipendenze. E’ stato responsabile nelle varie fasi del Programma maturando una lunga esperienza e si è specializzato nel settore del coinvolgimento familiare.
Attualmente collabora con l’Associazione Famiglie di “Progetto Uomo”
Io amo questo libro. Un libro che parla di adolescenza, di paura di vivere. Della mia adolescenza, del mio timore, del mio disagio davanti al mondo.
Un libro che parla di fughe, di dolore, di famiglia. Della mia famiglia. Parla di sconfitte e di compromessi. Parla di speranza, di lotta, di tenacia e di determinazione. Delle mie sconfitte e delle mie lotte.Un libro onesto e trasparente. Un libro dove mi dichiaro completamente, senza limiti dichiaro la mia vigliaccheria e il mio coraggio, il mio passato e il mio presente. Un dono, è il mio contributo, è una parte di me, è un pezzo della mia vita, è un ricordo, un incubo che spesso vorrei cancellare, vorrei che non esistesse.
Spero ne venga fatto un buon uso, che tutto questo serva, almeno un po’. Serva a far capire, a far sentire. Serva agli intolleranti, alle persone che si difendono, a coloro che credono di sapere e non sanno, a coloro che vogliono aiutare gli altri e aiutano solo se stessi. Spero serva a creare verità. Verità rispetto al disagio di molti, di troppi, verità rispetto al perché molti ragazzi scompaiono, finiscono la loro vita, smettono di esistere, di amare, di combattere e sperare. Verità rispetto all’abominevole inganno delle sostanze. Verità rispetto al piacere totale che essa ti offre. Verità rispetto a ciò che si deve pagare, a ciò che toglie, a ciò che perdi.
Ora tutto è concluso, ora io sono.
Amo questo libro, amo la mia vita.
Ed ora amo anche i miei sbagli.
(Luciano)
Luciano aveva scritto il suo Libro non per guadagno, non per gloria, ma perché quella sua testimonianza potesse servire a far capire ai giovani com’è facile lasciarsi andare, com’è facile rifiutare di lottare per la vita, e com’è difficile, anche se possibile, tornare indietro. Lo ha scritto col cuore questo libro, con una sincerità quasi cruda, ricordando i suoi errori, ma anche le cose belle della sua infanzia e l’amore della sua famiglia.
(Lucia)
Ho cercato di convincerla, di rassicurarla, di dirle che era stata solo un’esperienza del momento, che posso smettere quando voglio: “Non ci sono problemi, mamma, stai tranquilla, non lo faccio più. Sai, è stato solo un momento, stai tranquilla mamma…”
(Luciano)