Siamo bombardati ogni giorno dalla Disumanità, dalla Violenza, dall’Indifferenza e dall’Egoismo.
Un dilagare a macchia d’olio.
Mi chiedo spesso come si può però dare il giusto peso, se pur minore, se l’altro passa sempre in secondo piano?
Così volevo raccontarvi la mia avventura, una storia vera, non fatta di belle e futili parole, di falso buonismo che cerca solo di colmare il proprio ego.
Lo ricordo come fosse ieri!
Otto mesi fa. Era il 3 marzo del 2023. Uno strano e improvviso malore, non riuscivo a parlare e a spiegare cosa mi stesse succedendo. Poi il Pronto Soccorso, prima a Lucca (perché ero riuscita a spiccare il volo), poi a Pisa, la biopsia, il rientro a Trento con i miei figli eccezionali.
Un saluto veloce ai miei sogni che si stavano sfaldando in un attimo sotto ai miei occhi. Poi la diagnosi: linfoma celebrale che preme sul sistema nervoso centrale. Bisognava intervenire in fretta con una chemio molto aggressiva, ricoveri lunghi per essere monitorata e brevi pause a casa.
E di colpo tutta la mia vita e quella delle persone al mio fianco che più amo, cambia.
Chi mi ha “accolto” al primo colloquio è stata la dr.ssa Anna Guella, primaria del reparto di ematologia del S. Chiara di Trento. Mio “difetto” è fare rapidamente una fotografia a raggi x a chi ho davanti (ovviamente poi osservo nel tempo, con cura e attenzione, nella relazione, negli atteggiamenti, nelle espressioni, nei fatti).
Quello che mi ha subito colpito nel suo studio è stata la postura ferma, determinata, la chiarezza di esposizione, la gran professionalità, l’umanità e la grinta positiva capace di emanare intorno a sé. “Mamma lei guarda tutto dall’alto!” ha esclamato un giorno mio figlio.
Il resto del personale non è da meno per professionalità e umanità.
Mi scuso in anticipo se esprimo qualcosa che possa “urtare” qualcuno ma l’intenzione è far risaltare il particolare che di ogni operatore mi ha “rapito”.
Un grazie all’empatica e dolcissima Dr.ssa Laura De Paoli onnipresente, che con la sua voce e il suo sguardo ha la capacità di trasmettere una pace unica. La Dr.ssa Teresa Aloisi, che mi ha seguito meno ma anche lei sempre presente, molto pacata, molto sensibile e simpatica. Il suo sorriso lo si vede anche con la mascherina, negli occhi.
Grazie anche a tutte le altre dottoresse che vedevo solo raramente nei fine settimana.
Grazie a Roberta, la caposala esigente, gentile, molto attenta all’altro.
Un grazie particolare a Elena che, tra le varie inservienti, aveva più cura dell’igiene del reparto.
Grazie agli OSS che si sono presi cura di me con rispetto, vicinanza, discrezione.
Lorenza, l’energica Speedy Gonzales, capace di ribaltare il reparto in un attimo.
Alessandro l’affidabile e paziente D’Artagnan, dopo averlo “beccato” in corridoio senza la mascherina sul viso.
Martina, sempre molto premurosa attenta, delicata in ogni sua movenza.
Sandra che è lo stupendo tocco d’argento del reparto.
Lara, arrivata a settembre, energica, raggiante e cocciuta.
Un grazie anche a Paola che da luglio non lavora più in reparto e Midal che è appena arrivata e viaggia già come un treno.
Grazie anche ai tirocinanti: Naike, Irene, Sara, Paride e Leonardo.
Grazie a tutte le infermiere.
Alla vispa e peperina Alice. Alla disciplinata e sempre gentile Anna, ma in lei si nasconde un vero e unico topo Gigio…
La tenerissima e premurosa Martina anche se lei si definisce una rompiballe ma la realtà è che ti fa sentire protetta.
Elisa, molto discreta, direi timida, ma quel particolare occhio di riguardo non le manca mai.
Maria la rocker, e ho detto tutto.
L’esplosiva simpaticissima e affettuosa Rita.
Silvia, come la Lilly della Disney, protegge con cura e delicatezza ciò che più ama.
Lisa riservata, riflessiva, inizialmente un po’ un passo indietro nella relazione con l’altro ma nella realtà molto vicina a tutto ciò che la circonda.
La determinata e risoluta Paola, anche lei arrivata verso agosto.
Quando vedevi entrare prima la bandana e poi lei sapevi che era arrivata la pirata Rosanna.
Laura che in alcuni momenti può sembrare spigolosa ma sempre presente e attenta.
E poi c’è ancora Elena la serenità in persona. Si prende cura di te come una “nonna”, è la più anziana di servizio del reparto.
E un grazie speciale a due infermiere:
Eleonora, la piccola sbirulino che un giorno mi disse “dopo aver passato la nottata al tuo capezzale tu mi chiami Alice?!”. Non ho più sbagliato nome. Vedere lei era respirare profumo di gioia, di vita.
Elena, il cui approccio iniziale non è stato dei migliori, esigente e scrupolosa, ferma sulle sue distanze ma con un suo animo profondo e di gran sensibilità. La “mia” Pippi Calzelunghe. Mi sentivo al sicuro se c’era lei nei momenti di crisi più acuta.
Difficile descrivere cosa realmente si prova ad affrontare certe battaglie, i momenti in cui si preferirebbe morire pur di non affrontare ciò che succede, sembra insopportabile sia emotivamente che fisicamente. Cambia il tenore di vita, riduce l’ autonomia, rende inerme, fragile, fomenta le paure del cosa sarà dopo, si vive di incertezze. Questa società etichetta come “tanto tu sei forte” togliendo ogni possibilità di esprimere ciò che veramente si prova. Si deve sorridere e far vedere che va tutto bene, ma i sorrisi più belli sono proprio quelli che nascono dopo le lacrime.
Ogni singola persona in reparto si è presa cura di me, mi ha abbracciato nella mia più totale nudità senza mai spogliarla della dignità.
Grazie al sostegno della Dr.ssa Elena Bergamo, la psicologa del reparto. Empatia immediata già dal primo incontro. Per questo non è stato difficile affidarmi totalmente a lei. Tirava le file facendo emergere ogni volta quelle meravigliose sfaccettature del mio modo di essere, di reagire agli eventi della vita cogliendone sempre gli aspetti positivi e negativi per apprendere, migliorare, scegliere. Conservo con me ogni sua parola.
Potrebbe sembrare banale o scontato quanto scritto? Ma questo “pesa” sull’altro piatto, un posto che continua ad essere velato per dar evidenza all’apparenza, al materialismo e mortificare sempre più il potere della relazione, della cura per sé stessi prima di tutto (perché troppo spesso lo dimentichiamo e ci trascuriamo), cura degli altri e di tutto ciò che ci circonda. Non si può farlo se si finge perché prima o poi crolla.
E questo non è da tutti, non è scontato, non è poco, “è tutto” !
Sicuramente tutte/i loro non sempre varcano la porta del reparto felici di lavorare, magari sapendo chi è il collega o il medico di turno, perché nelle loro vite private hanno tanti casini da risolvere.
Loro comunque sono lì ad accogliere 24 ore su 24 con il sorriso e la speranza.
Vorrei potervi dire che ho vinto questa guerra ma non è ancora così.
Ma HO VINTO SUL VALORE PIÙ IMPORTANTE DELLA VITA: L’AMORE INCONDIZIONATO. Ognuno combatte le proprie guerre, da solo, ma può non SENTIRSI SOLO, se impara a esprimere i propri bisogni. Ed è proprio nei momenti più bui della vita che scopri a chi puoi affidarti. QUESTO FA LA DIFFERENZA, ABISSALE.
GRAZIE DI VERO Cuore a tutti quelli che non “mi hanno fatto sentire sola ❤️”
Se dall’alto oltre ad “abboffare” se stessi e tenere al sicuro i propri cari, depistarci spostando l’attenzione su cose futili o sprecare cifre da capogiro per avere potere, qualcuno volesse occuparsi di sanità, formazione, istruzione in modo doveroso e sacrosanto forse potremmo utopicamente illuderci di vivere giorni migliori.
“Una foglia non può cambiare il corso di un fiume ma ne modifica il colore”. (cit)
Laura
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