L’elemento più distruttivo nella mente umana è la paura. La paura crea aggressività.
Dorothy Thompson
Aggressività è un termine che deriva dal latino ad – gradior, il cui significato è andare, attaccare (gradior) contro, verso, allo scopo di (ad).
Questa settimana in Pillole di Psicologia parliamo di aggressività, concetto difficile da inserire in una precisa cornice, infatti parlare di aggressività richiama nelle nostre menti immagini differenti. Negli anni sono state date differenti definizioni di aggressività, una alla quale possiamo far riferimento è quello di Bond, il quale definisce l’aggressività come “un comportamento diretto da un individuo contro un simile, un oggetto o verso sé con lo scopo di causa danno”.
Nonostante le numerose definizioni, si è concordi sull’esistenza di tre aspetti che possono far considerare un comportamento come aggressivo:
- L’intento di arrecare un danno, si può verificare in maniera diretta ed esplicita oppure impedendo ad un’altra persona di compiere azioni per lei piacevoli. Si può desumere osservano le manifestazioni verbali, le azioni e il contesto in cui si agisce;
- L’azione volta a provare danno fisico o psichico, può esserci o meno aggressività verbale;
- Lo stato emotivo, può essere associata o meno alla rabbia, infatti si colloca su un continuum che va dalla lieve irritazione alla grave ira.
Considerare aggressività solamente ciò che implica intenzione è limitante e semplifica smodatamente la questione.
Un atteggiamento, tante sfumature
Ma quindi quando parliamo di aggressività ci riferiamo ad un preciso comportamento o ci sono vari tipi di aggressività? Abbiamo detto precedentemente che nella nostra mente se pensiamo all’aggressività probabilmente non individueremo tutti la stessa immagine, infatti potremmo immaginarci vari episodi che abbiamo vissuto, questo è riflesso delle varie tipologie di aggressività che esistono:
- Aggressività ostile
- Aggressività strumentale
- Aggressività diretta
- Aggressività eterodiretta
- Aggressività autodiretta
- Aggressività indiretta
- Aggressività attiva
- Aggressività passiva
La differenza tra aggressività ostile e strumentale è che la prima solitamente è più impulsiva e non pianificata, le aggressioni di questo tipo sono volte a danneggiare il bersaglio, possono essere definite anche passionali o reattive. L’aggressività strumentale implica agiti premediti e finalizzati all’ottenimento di risultati che vanno oltre al danno altrui.
Un importante distinzione è quella tra aggressività diretta e indiretta. L’aggressività diretta può essere infatti eterodiretta ovvero orientata verso il danneggiamento dell’altro in modo mirato, mentre quella indiretta è rivolta verso sé stessi come in caso di agiti autolesivi o comportamenti a rischio.
L’aggressività indiretta invece si configura quando il comportamento non è esplicitamente diretto al danneggiamento dell’altro, tuttavia si mettono in atto comportamenti con il fine ultimo di ledere l’altro in modo non evidente, è tipico l’esempio delle maldicenze, la persona non ne parla direttamente con l’altro ma diffonde notizie falso sul suo conto al fine di danneggiarlo.
Aggressività e DSM
Sfogliando il DSM si può cogliere come il tratto aggressivo sia presente in svariati disturbi psichiatrici, dai disturbi dell’Umore a quelli Psicotici.
Nella depressione maschile sono presenti tratti aggressivi ed irritabilità, mentre nella mania (D. Bipolare) vengono individuati due dimensioni ovvero l’euforia e l’aggressività auto ed eterodiretta.
Probabilmente nominando i vari disturbi a molti di voi è venuto in mente il Disturbo Post Traumatico da Stress, nel quale si registra un elevato livello di aggressività più frequentemente quando successivo ad esperienze belliche, in questi casi l’ansia e l’aggressività sono predittivi di una trasmissione transgenerazionale di frustrazione e sentimenti aggressivi.
Nell’ambito dei Disturbi psicotici, la Schizofrenia registra tassi elevati di aggressività tanto che spesso i ricoveri ospedalieri avvengono a seguito di manifestazioni eccessivamente aggressive.
Non sono esclusi di disturbi del comportamento alimentare, in particolare Anoressia nervosa che presenta aggressivo eterodiretta ai caregivers che prova a prendersi cura del paziente, e nella Bulimia nervosa.
L’aggressività emerge anche nei Disturbi Correlati a Sostanze, insieme a rabbia ed impulsività. In questo caso è possibile che l’uso di sostanze derivi da una patologia sottostante, come l’antisocialità nella quale l’aggressività è un tratto distintivo, oppure al contrario l’aggressività scaturisca dall’assunzione/astinenza di sostanze. Non ci si riferisce solo alle droghe ma anche all’alcool e al tabacco.
Manifestazioni aggressive si ritrovano anche nel disturbo Borderline di personalità, nell’ADHD e negli esiti del Disturbo di Tourette.
Focus sull’antisocialità
Una delle caratteristiche salienti del disturbo di personalità antisociale è proprio l’aggressività, inizia solitamente nell’infanzia insieme ad altri sintomi come comportamenti oppositivi, rapporti con i pari conflittuali e comportamenti oppositivi.
Si può ipotizzare che ci sia un legame tra stile di attaccamento e disturbo antisociale, infatti la rabbia può apparire come una protesta volta ad evitare la separazione o la perdita della figura di attaccamento, inoltre in infanzia un comportamento aggressivo può anche essere utile per la formazione della propria identità, come nel caso di azioni di auto – affermazione.
Nel caso in cui il bambino sviluppi un tipo di attaccamento insicuro con le figure di riferimento svilupperà più rapidamente difese di evitamento e ciò è predittivo di successivi comportamenti ostili e aggressivi in adolescenza. Perché accade? Perché i modelli operativi interni (MOI) sviluppati nell’infanzia verso i caregivers si riconfigurano come legami verso le istituzioni e verso gli adulti che le rappresentano, pertanto se l’adolescente avrà un attaccamento insicuro questo processo sarà più difficoltoso e avrà maggiori possibilità di sviluppare comportamenti a rischio e devianti. Ovviamente l’attaccamento insicuro non è determinante per lo sviluppo di un disturbo antisociale, solamente in casi estremi la manifestazione di aggressività può risultare non funzionale alla relazione fungendo comunque da difesa per proteggersi dai caregivers incuranti.
Che ne pensate di questa lettura dell’aggressività? Condividere la vostra idea nei commenti!
Tania Morelli
Nata a Trento nel 1990, dopo la laurea in Studi Internazionali ha scelto di modificare il proprio percorso e si è avvicinata alla psicologia. Durante un periodo in cui ha vissuto in Germania si è interessata all’integrazione degli italiani nel Paese, argomento della sua tesi di laurea con la quale si è laureata in Psicologia clinica presso l’Università degli Studi di Torino nel 2017. L’interesse per la giurisprudenza l’ha portata a concludere un Master in Psicologia Giuridica presso l’ITAT di Torino e dal 2019 collabora con il Tribunale di Trento come consulente psicologo. Tania è specializzanda in psicoterapia dinamica integrata presso il Centro Psicologia Dinamica di Padova.
Si è avvicinata al mondo delle dipendenze grazie al tirocinio post lauream ed attualmente lavora presso la Comunità Terapeutica la Casa di Giano