Martedì 18 febbraio 2020
Ogni promessa è debito.
Dopo aver raccolto i fondi per realizzare questo sogno con cene di beneficenza e vendita di libri usati, il 18 febbraio alle 6.15 partiamo per Roma.
Siamo un gruppo di 12 persone: Eddy, Pamela, Giampietro, Clara, Ina, Gabriel, Teresa, Patrizia, Mirko, Antonio e Cinzia. Otto persone sul pulmino “Talento” guidato da Antonio e quattro persone invece sul treno accompagnate da Mirko.
Il tragitto sembra lungo. Si respira subito aria di simpatia, cordialità, comprensione e rispetto. Grazie a Cinzia che continua a parlare per tutto il viaggio, Antonio resta sveglio. Ci si ferma solo nei pressi di Firenze, esattamente nel territorio del Chianti, per una sosta. Facciamo colazione con un cappuccino e un caldo cornetto alla crema o al cioccolato. Ina, naturalmente, prende qualcosa in più perché le principesse moldave si devono sempre distinguere dalle altre.
Mentre sui sedili posteriori, Teresa, Pamela (Priscilla), Clara, Giampietro e Patrizia, dormono e russano, Ina, che russa non è ma una moldava nomofobica, per tutto il viaggio non leva lo sguardo dal suo inseparabile smartphone per guardare l’ultima serie televisiva sovietica.
Attraversiamo l’Italia, passando per Bologna e Firenze, sotto un cielo grigio per essere accolti alla fine dal sole tiepido di Roma. Senza nemmeno accorgerci, dopo sei ore ci troviamo immersi in un museo a cielo aperto con una storia da raccontare ovunque volgiamo lo sguardo. Arriviamo sul colle del Celio, uno dei Sette colli dell’antica Roma, davanti alla più antica e importante basilica d’Occidente, la Basilica di San Giovanni in Laterano, la cattedrale di Roma. Questa è la rappresentazione materiale della Santa Sede, che ha qui la sua residenza. Siamo in territorio vaticano, in quanto la Basilica e il vasto complesso che la circonda con il Palazzo Pontificio del Laterano, il Pontificio Seminario Romano Maggiore e la Pontificia Università Lateranense, godono dei privilegi di extraterritorialità e sono sotto la giurisdizione della Santa Sede. È detta “in Laterano”, o “lateranense”, perché sorse sui possedimenti della famiglia Lateranus, cognomen della gens Claudia.
A Roma è tutto maestoso e ogni angolo è una ricchezza per la vista e per l’anima. Voltando lo sguardo a destra ci imbattiamo sulla statua di San Francesco d’Assisi con le braccia allargate, posizionata proprio all’inizio della via Carlo Felice e di fronte alla basilica. Un’opera relativamente recente, collocata in pieno Ventennio fascista, che rappresenta il sogno che, nel 1210, Papa Innocenzo III fece. Nel sogno san Francesco d’Assisi sosteneva una pericolante basilica di San Giovanni.
Prima di raggiungere Piazza San Giovanni in Laterano, vediamo sulla destra la Chiesa di San Lorenzo in Palatio ad Sancta Sanctorum, storicamente cappella privata del pontefice, oggi famosa e meta di pellegrinaggi per la Scala Santa. Nella tradizione cristiana è la scala salita da Gesù per raggiungere l’aula dove avrebbe subito l’interrogatorio di Ponzio Pilato prima della crocifissione. Secondo una leggenda medievale, si tratterebbe della scala stessa salita da Gesù e trasportata a Roma da Sant’Elena imperatrice, madre di Costantino I, nel 326.
Sempre a bordo del nostro Talento proseguiamo per la via e arriviamo alla piazza di San Giovanni in Laterano, molto conosciuta anche dai laici per l’annuale concerto del Primo Maggio organizzato dai sindacati confederali CGIL CISL e UIL. Di fronte al Palazzo del Laterano vediamo, con una fontana ai suoi piedi, l’Obelisco Lateranense, il primo e il più grande dei tanti che vedremo in questi tre giorni romani.
Alle 13.30 vediamo comparire da dietro un angolo del parcheggio Eddy in fuga, che apre la strada agli altri, dietro di lui di quasi centro metri. Riusciamo così a riunirci e ad iniziare il nostro viaggio insieme.
Felici di esserci ritrovati, partiamo alla scoperta della città eterna. Solo pochi di noi la conoscevano già.
Ma prima decidiamo di andare a pranzare. A Roma non si può andare al Mcdonald o in un bar qualsiasi ma bisogna scegliere una trattoria romana. Allora proseguendo per via Celimontana ci imbattiamo alla Trattoria “4 e 4’Otto” in via dei SS. Quattro. Non si possono non assaporare i tonnarelli alla gricia o al cacio e pepe, piatti tipici della cucina della tradizione pastorale del Lazio. Qualcuno a Roma è venuto solo per questo.
E per digerire un po’ camminiamo per la Roma Antica. Scorgiamo subito il Colosseo in fondo alla via.
"Finché esisterà il Colosseo, esisterà anche Roma; quando cadrà il Colosseo, cadrà anche Roma; quando cadrà Roma, cadrà anche il mondo". (Profezia di Beda il Venerabile, VIII secolo)
Il Colosseo, o anfiteatro Flavio, simbolo di Roma, è il più grande anfiteatro del mondo e il più imponente monumento dell’antica Roma, iniziato a costruire nel 72 d.C. con l’imperatore Vespasiano, grazie al bottino della conquista di Gerusalemme. Già Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco dal 1980, è stato anche inserito fra le Nuove sette meraviglie del mondo.
Chissà quante vicende si sono consumate all’interno di questo monumento. Scontri tra i gladiatori, Spartaco in lotta contro l’impero in favore degli schiavi e poi… lo scontro tra Massimo Decimo Meridio, comandante dell’esercito del Nord, generale delle legioni Felix, servo leale dell’unico vero imperatore Marco Aurelio, contro Commodo. Ah, no! Quest’ultima è solo la scena del film “Il gladiatore”.
Percorrendo la via dei Fori imperiali, cinque piazze monumentali edificate da parte di cinque imperatori: Giulio Cesare, Augusto, Vespasiano, Nerva e Traiano, abbiamo raggiunto Piazza Venezia, una delle più belle piazze di Roma, con una importante storia alle spalle, ai piedi del Campidoglio.
La piazza è dominata dall’Altare della Patria, o Vittoriano, il maestoso Monumento nazionale a Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia che, in virtù della tumulazione del Milite Ignoto, rappresenta il sacrificio per la patria e per gli ideali che la animano. Clara e Teresa salgono su in cima al Vittoriano ammirando con meraviglia e stupore la grandezza del monumento e delle statue.
La piazza è caratterizzata anche dalla facciata del Palazzo delle Assicurazioni Generali a destra e Palazzo Venezia a sinistra. In quest’ultimo Benito Mussolini scelse la sede della presidenza del consiglio dei ministri e dal balcone pronunciava i suoi discorsi alle “adunate oceaniche” fasciste. Dal balcone furono annunciati alla nazione alcuni eventi che hanno segnato la storia italiana del Novecento: la proclamazione dell’Impero e l’entrata nella Seconda Guerra Mondiale il 10 giugno 1940.
Un altro palazzo molto importante che sorge sul lato nord di questa piazza è Palazzo Bonaparte, dove visse fino alla morte Letizia Ramolino, madre di Napoleone.
Salendo sulla Cordonata Capitolina, arriviamo sul Campidoglio, un altro dei sette colli su cui venne fondata Roma, oggi sede di rappresentanza del comune. Vi sono allocati gli uffici del sindaco, la sala consiliare (sala Giulio Cesare) e altri spazi di rappresentanza come la Protomoteca. Proprio in quest’ultima sala sono stati firmati nel 1957 i Trattati di Roma, tra cui quello istitutivo della Comunità economica europea, e nel 1998 lo Statuto di Roma, istitutivo della Corte penale internazionale.
Il termine inglese capitol (palazzo che ospita l’amministrazione di un governo), così come il termine capitale (inteso come città capitale) derivano dal Colle Capitolino.
Dalla piazza sul colle creata da Michelangelo, scendiamo per la via del Campidoglio ammirando dall’alto il Foro Romano, oggi un’area archeologica racchiusa tra il Palatino, il Campidoglio, via dei Fori Imperiali e il Colosseo, che rappresentò il centro politico, giuridico, religioso ed economico della città di Roma, oltre che il centro nevralgico dell’intera civiltà romana.
Imbocchiamo così la via del Teatro Marcello, un altro teatro dell’antica Roma voluto da Augusto, e proseguiamo fino alla Piazza della Bocca della Verità lasciando a destra il Tempio di Portuno, il Foro Boario e a sinistra l’Arco di Giano (la leggenda lo vuole dedicato alla comunità terapeutica di Santa Massenza). La bocca della Verità che, nella Roma antica era un tombino che riportava l’effige di una divinità fluviale che “inghiotte” l’acqua piovana, è oggi un antico mascherone in marmo murato nella parete del pronao della chiesa di Santa Maria in Cosmedin, una basilica minore officiata dalla Chiesa cattolica greco-melchita.
Dopo una sosta “spirituale” per alcuni e “culturale” per altri all’interno della chiesa, riprendiamo il nostro cammino. Troppo stanchi, alcuni si fermano mentre Mirko, Antonio, Ercan e Giampietro vanno a prendere il Talento. Questi, dopo aver percorso la Via dei Cerchi, costeggiando a sinistra il Circo Massimo e a destra il Palatino, e aver incontrato il Palazzo dell’ONU sede della FAO, Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura, proprio dietro al Colosseo si accorgono di non avere con sé le chiavi del furgone. Sono nella borsa di Cinzia.
Mirko, dotato come al solito di buona volontà, ritorna in dietro e recupera le chiavi.
Preso finalmente il pulmino, il gruppo si divide nuovamente: alcuni in albergo e altri in Vaticano a ritirare i biglietti per l’udienza papale del giorno dopo.
Stanchi morti per il viaggio e per la camminata, decidiamo di cenare in albergo. Casa Acli è una casa per ferie nel quartiere alberato ed elegante di Monteverde, diretto con profonda umanità e professionalità dalla signora Cinzia.
Mai dire che il cibo non è buono, però in questa casa la cena era proprio pessima.
Si va subito a dormire perché la mattina seguente per poter avere un posto in prima fila all’udienza papale dobbiamo arrivare presto.
Mercoledì 19 febbraio
Partenza di buon mattino. Ore 7.15.
Il programma della giornata prevede l’incontro con Papa Francesco. Come per ogni autentico “pellegrino” il gallo canta presto. Decidiamo di fare colazione in un bar vicino al Vaticano per “non perdere il posto” assegnatoci in aula Paolo VI. Allora saliamo sul primo autobus per il centro. Percorriamo il viale di Villa Pamphilj incontrando anche la sede della FICT, la Federazione delle Comunità Terapeutiche, a cui il nostro Centro è federato, e proseguiamo per via San Pancrazio costeggiando l’ampia Villa Doria Pamphilj. Questa è una residenza storica che comprende il terzo più grande parco pubblico di Roma nel quartiere Gianicolense. Al suo interno sorge il Casino del Bel Respiro, sede di rappresentanza ufficiale del governo italiano.
Dopo aver parcheggiato e fatto colazione a pochi passi dalle mura vaticane, ci mettiamo in fila per entrare nell’aula Paolo VI, l’aula delle udienze Pontificie o Aula Nervi. Anche qui ci troviamo in area italiana soggetta però ad extraterritorialità a favore della Santa Sede.
I controlli sono molto rigidi. Visti chi siamo, ci fanno passare avanti ma arrivati all’ingresso non ci fanno occupare la nostra posizione ma una un po’ più sfortunata. Pazienza! Ci accontentiamo essendo già fortunati ad aver occupato un posto tra le prime file.
Siamo un po’ tutti emozionati! La possibilità di vedere, ascoltare e magari toccare il Papa ci emoziona.
In attesa dell’arrivo di Papa Francesco ci godiamo la maestosità dell’aula, capace di ospitare fino a 12000 persone. Alzando lo sguardo ammiriamo la volta parabolica che indirizza l’attenzione verso il palco su cui si trova la Resurrezione, una scultura bronzea degli anni Settanta realizzata da Pericle Fazzini.
Siamo venuti per sentire parole di speranza e non potevamo scegliere giornata migliore. Si è parlato di mitezza e chi è il mite se non chi custodisce la misericordia e la speranza. Grande occasione per ricordarci di coltivare la mitezza per la nostra comunità talvolta carica di tensioni e rabbia. (Antonio)
Francesco inizia il suo giro nell’aula per salutare tutti i fedeli. Un furetto che va da una parte all’altra della sala, stringendo la mano ad ammalati e fedeli provenienti da tutto il mondo. Alcuni di noi riescono a farsi strada fra la gente e a stringergli la mano.
Consegniamo il nostro cesto con i nostri prodotti alimentari, il pane, l’olio, le tisane, la maglietta “educhiamoci alla vita” e il nostro CTS News, rigorosamente #tuttafarinadelnostrosacco.
Il nostro amico Flavio ci segue da casa e ci invia le immagini della televisione. Gabriel e Ercan ormai sono diventati personaggi di fame mondiale.
Terminata l’udienza visitiamo piazza San Pietro entrando nel colonnato del Bernini.
Dopo pranzo passeggiamo per il centro di Roma, dove in ogni angolo c’è una storia da raccontare.
Raggiungiamo Piazza Navona, costruita nel XV secolo sui resti dell’antico Stadio di Domiziano, con la Fontana dei Quattro fiumi di Bernini davanti alla chiesa barocca di Sant’Agnese in Agone. Quattro colossali figure, sedute in pose contrastanti, che impersonano i grandi fiumi dei quattro continenti: Nilo, Rio de la Plata, Danubio e Gange. La fontana, coronata dalla colomba dello Spirito Santo fu anche interpretata come simbolo del trionfo della Chiesa sulle quattro parti del mondo.
Lasciando alle spalle piazza Navona e, attraversando via del Salvatore, tra la bellissima chiesa barocca di San Luigi dei Francesi (chiesa cattolica francofona) e Palazzo Madama, sede del Senato, arriviamo al Pantheon, un tempio costruito dall’imperatore Adriano tra il 118 e il 125 d.C. per tutti gli dei romani (da Pan = Tutti + Theon = Divinità). Nel 608 d.C. è stato convertito in chiesa. All’interno sono sepolti numerosi re italiani e l’artista Raffaello con la sua fidanzata.
Entriamo nel tempio attraversando una delle sue porte di bronzo talmente alte e massicce che per chiudersi c’è bisogno minimo di tre persone. Queste conducono alla parte centrale dell’edificio circolare.
All’interno siamo subito colpiti dalla caratteristica cupola, sostenuta da una serie di archi, con un’apertura circolare in bronzo al centro che inonda lo spazio di luce naturale. Da questa apertura, alla fine della messa della domenica di Pentecoste, avviene la “pioggia di petali di rosa”. Essendo il Pantheon un tempio solare, il giorno del solstizio d’estate, il 21 giugno a mezzogiorno, si può assistere ad un fenomeno astrologico-calendariale: il raggio di sole che penetra dall’oculus proietta un enorme disco di luce sul pavimento e, il 21 marzo, giorno dell’equinozio di primavera, la luce colpisce il centro del portale d’accesso.
Dopo la visita al Pantheon ci dividiamo in base agli interessi: alcuni visitano uno dei palazzi del potere, il Palazzo Montecitorio e altri passeggiano a fare shopping per le vie di Roma.
Questo storico palazzo romano è sede della Camera dei Deputati e qui si svolgono anche le sedute congiunte dei due rami del Parlamento. Si affaccia su piazza del Parlamento da un lato e su piazza di Monte Citorio dall’altro, davanti alla Galleria Colonna, oggi Alberto Sordi, un centro commerciale dallo stile liberty.
Entrati nel Palazzo, una guida ci accompagna nella visita delle principali sale di rappresentanza illustrandoci aspetti storici, artistici ed istituzionali del Palazzo. Ammiriamo alcune sale che avevamo visto solo in TV: il Transatlantico, un lussuoso corridoio arredato come le navi transoceaniche, la Sala dei ministri, il Casellario, dove viene smistata la posta dei deputati, la Sala verde, utilizzata per la lettura della stampa periodica.
Attraverso uno scalone monumentale accediamo al corridoio dei busti, lungo il quale sono esposti una trentina di busti di bronzo e marmo di illustri deputati e di presidenti della Camera.
L’esperta guida ci fa entrare e sedere in un grande salone, la Sala della Lupa, che deve il suo nome alla presenza di una scultura in bronzo della lupa capitolina, simbolo della città di Roma. Proprio in questa sala fu proclamato il risultato del referendum istituzionale del 2 giugno 1946 e si svolgono ancora oggi riunioni importanti. Usciti da questa sala, siamo entrati nella sala adiacente, la sala Aldo Moro, dominata da una rappresentazione delle nozze di Cana di Paolo e Benedetto Caliari. L’intitolazione di questa storica sala è avvenuta il 13 maggio 2008, alla presenza dell’allora Presidente della Camera Gianfranco Fini, quando ricorreva il trentesimo anniversario della scomparsa dello statista democristiano, assassinato dalle Brigate Rosse. La sala è arredata con mobili in stile rococò proveniente dalla Reggia di Caserta ed è attigua alla sala del Cavaliere.
Poi raggiungiamo la Sala delle donne, allestita nel 2016, per ricordare le prime donne entrate a far parte delle Istituzioni della Repubblica italiana. Nella Sala si trovano i ritratti delle 21 deputate elette all’Assemblea costituente, delle prime sindache elette tra la primavera e l’autunno del 1946, della prima donna che ha assunto la carica di Ministro, Tina Anselmi, della prima Presidente della Camera, Nilde Iotti e della prima Presidente di Giunta regionale, Anna Nenna D’Antonio. Su una parete due specchi rimarcano un’assenza e indicano un percorso da compiere ma ricordano alle donne che vedranno la propria immagine riflessa negli specchi, che potrebbero essere le prime a ricoprire le cariche mancanti: Presidente della Repubblica e Presidente del Consiglio dei ministri.
Per concludere la visita accediamo alla tribuna per il pubblico che si affaccia all’aula legislativa ad emiciclo, riuscendo a partecipare ad una seduta della Camera dei deputati con la presenza anche del Presidente del Governo e di alcuni ministri, seduti ai banchi del Governo. Colpiti dall’armonia fra l’anfiteatro dei banchi che degradano verso il banco della presidenza, le arcate imponenti delle tribune lungo tutto il perimetro della sala e il velario in vetro e ferro che, nella parte superiore, conferisce una grande luminosità all’ambiente, non diamo molta importanza allo scarso interesse che i deputati mostrano nei confronti dei vari relatori. Bello vedere il Presidente della Camera con la sua campanella e il suo prezioso calamaio d’argento, che dal suo seggio riesce con un solo sguardo ad abbracciare tutti i banchi in cui siedono i deputati, a destra, al centro e a sinistra in base alla propria identità politica o tradizione storica.
Mentre noi a Roma visitiamo il Palazzo Montecitorio, il gruppo rimasto a Trento visita il Castello del Buonconsiglio, altro palazzo che coniuga il sacro e il profano, accompagnati da Danilo, Dora, Amaya e Michela.
Terminata la visita e usciti dal palazzo ci avviamo per la Fontana di Trevi per raggiungere gli altri compagni di viaggio che nel frattempo avevano fatto una passeggiata per il centro di Roma. Dopo aver incontrato e ammirato la Colonna di Marco Aurelio di fronte a Palazzo Chigi, residenza del Presidente del Consiglio, a due passi da Piazza Monte Citorio, arriviamo alla celebre fontana barocca del ‘700, poggiata sul Palazzo Poli (che non ha alcuna parentela con i nostri amici delle grappe di Santa Massenza). Nonostante l’alta densità di turisti respiriamo un’atmosfera romantica. Non potendo non rispettare la tradizione alcuni di noi lanciano ad occhi chiusi la monetina dentro la fontana sperando in un futuro migliore.
L’intera opera richiama il mare e riproduce una scogliera con al centro la statua di Oceano che guida un cocchio a forma di conchiglia trainato da due cavalli alati, a loro volta guidati da altrettanti tritoni. Ai lati della grande nicchia centrale altre due nicchie, più piccole, occupate dalle statue della Salubrità (a destra di Oceano) e dell’Abbondanza. Ai lati dell’arco principale, sopra le due nicchie, due pannelli a bassorilievo, raffiguranti Agrippa nell’atto di approvare la costruzione dell’acquedotto dell’Aqua Virgo (a sinistra, sopra l’Abbondanza) e la “vergine” che mostra ai soldati il luogo dove si trovano le sorgenti d’acqua.
Dopo qualche selfie di fronte alla fontana riprendiamo il nostro cammino, costeggiando le mura dei giardini del Quirinale, verso Piazza di Spagna, storicamente Piazza di Francia, per godere alla vista della bellissima scalinata di Trinità dei Monti.
Percorriamo la strada che ci porta in piazza di Spagna, dove si trova anche la sede dell’ambasciata spagnola presso la Santa Sede.
Dopo aver incontrato il quartier generale e la residenza dello stilista Valentino arriviamo al centro della piazza dove sorge la Fontana della Barcaccia in stile barocco, realizzata da Pietro Bernini e dal figlio Gian Lorenzo. Di fronte al Palazzo di Propaganda Fide, altro possedimento extraterritoriale della Santa Sede, anch’esso progettato dal Bernini, svetta la colonna dell’Immacolata Concezione, che fu innalzata dopo la proclamazione del dogma per volontà del re Ferdinando II delle Due Sicilie in ringraziamento per uno scampato attentato.
Poesia di Cesare Pavese Passerò per piazza di Spagna Sarà un cielo chiaro. S’apriranno le strade sul colle di pini e di pietra. Il tumulto delle strade non muterà quell’aria ferma. I fiori spruzzati di colori alle fontane occhieggeranno come donne divertite. Le scale le terrazze le rondini canteranno nel sole. S’aprirà quella strada, le pietre canteranno, il cuore batterà sussultando come l’acqua nelle fontane sarà questa la voce che salirà le tue scale. Le finestre sapranno l’odore della pietra e dell’aria mattutina. S’aprirà una porta. Il tumulto delle strade sarà il tumulto del cuore nella luce smarrita. Sarai tu – ferma e chiara.
Saliamo la monumentale scalinata barocca di 136 gradini, decorata da numerose terrazze-giardino, giungiamo alla Chiesa della SS. Trinità dei Monti, una delle 5 chiese cattoliche francofone di Roma. Questo rappresenta un vero e proprio balcone da cui ammirare un incantevole panorama di Roma e della stessa piazza di Spagna sottostante.
Essendosi fatto tardi ci incamminiamo verso Casa Acli. Partendo dall’Obelisco Sallustiano, fulcro prospettico della scalinata, al centro della piazza di Trinità dei Monti, percorriamo via Sistina fino a giungere, dopo aver lasciato sulla nostra sinistra il famoso Teatro Sistina, alla piazza Barberini. Al centro della piazza vediamo la Fontana del Tritone di Gian Lorenzo Bernini e all’angolo con la famosissima via Veneto del film di Federico Fellini “La dolce vita”, vediamo la Fontana delle Api, l’insetto simbolo dei Barberini.
“Era bello camminare per le vie della città in libertà, serenità, leggerezza. Ascoltare i discorsi di Eddy, i suoi vissuti, i suoi sogni, i suoi desideri. Osservare Pamela che, come una gran diva, si ritraeva con un selfie fra i monumenti della città, piazze, fontane, palazzi, statue, luci…
Cercare Clara che all’improvviso scompariva, ma tutti noi sapevamo che con silenziosa abilità era riuscita ad allontanarsi per entrare in qualche negozio magari con Pamela. Avevano sempre un pensiero per tutti, un ricordo da portare alle persone a loro care.
Mentre Gabriel camminava in solitudine assorto nei suoi pensieri ma pur sempre con il sorriso sulle labbra, e Giampietro osservava tutto incuriosito, Ina procedeva senza mai lamentarsi accompagnata da Cinzia, da Mirko o da Antonio, con il suo deambulatore, riuscendo a camminare per ore e ore”. (Teresa)
Stanchi di passeggiare per le vie di Roma ci avviciniamo al nostro alloggio e dopo una veloce rinfrescata andiamo in cerca di una pizzeria in cui cenare.
Mercoledì. Il mercoledì in una pizzeria vicino al nostro albergo tutte le pizze sono a 5 euro. Ne approfittiamo. Andiamo a piedi perché ci sembra vicino. Ma la pizzeria da Ennio tanto vicino non è. Comunque ne è valsa la pena sia per la qualità della pizza che per il costo. Praticamente abbiamo speso molto meno della colazione della mattina vicino alle mura vaticane.
Al ritorno a casa si fa tardi e, ormai troppo stanchi, saltiamo sul primo autobus che passa.
Giovedi 20 febbraio
Questa mattina ci è concesso di dormire un po’ di più. Dobbiamo approfittare del poco tempo che abbiamo prima di partire per visitare bene la Basilica di San Pietro e arrivare fin sopra il Cupolone.
Facciamo colazione in albergo e poi, dopo aver fatto una foto con la simpaticissima Cinzia, direttrice della Casa, partiamo per il Centro.
Parcheggiamo il Talento a due passi dalla basilica. Ci troviamo subito davanti all’imponente colonnato che delimita la piazza barocca di San Pietro.
Veniamo subito colpiti dall’ampiezza e l’armonia dello spazio e delle forme della piazza, con lo slancio dell’obelisco al centro, unico con le scritte in latino (gli altri le hanno in egizio).
La piazza è delimitata da un colonnato con 4 file di colonne (284 colonne e 88 pilastri) che sorreggono un architrave con 96 statue in marmo (rappresentanti l’ecclesia triumphans), in una disposizione convergente verso i fuochi tale che, ponendosi sopra rivolti verso ciascun colonnato, le colonne appaiono perfettamente ordinate dietro la prima fila.
Il grande colonnato ovale rappresentano due grandi braccia che avvolgono maternamente i fedeli e i non fedeli. Questo era infatti il pensiero nel progetto del Bernini:
“la chiesa di S. Pietro, quasi matrice di tutte le altre doveva haver’ un portico che per l’appunto dimostrasse di ricever à braccia aperte maternamente i Cattolici per confermarli nella credenza, gl’Heretici per riunirli alla Chiesa, e gl’Infedeli per illuminarli alla vera fede”.
Ci mettiamo in coda per entrare a visitare la grande basilica ma prima decidiamo di salire sul cupolone.
Nell’attesa incontriamo un vecchio amico romano, già volontario di Casa Lamar durante la sua breve permanenza a Trento, Emanuele. Gabriel invece, va incontro al fratello che non vede da più di due anni.
Prima di entrare all’interno della Basilica di San Pietro, la più grande chiesa del mondo e centro del cattolicesimo, decidiamo di salire sulla famosa cupola di Michelangelo.
Ad alcuni sale il dubbio: “Riusciremo a raggiungere 133 metri di altezza salendo 551 scalini?”. Altri non hanno alcun dubbio: “Ce la facciamo!”.
Prima tappa è il terrazzino alla base della cupola da cui vediamo la gente che, come formiche, cammina all’interno della Basilica. Alzando lo sguardo ammiriamo lo splendore del soffitto della cupola.
Bene! Cosa facciamo? Alcuni sono stanchi e hanno paura di non riuscire ad arrivare alla cima. Proseguiamo o rinunciamo? Si decide di proseguire per la parte più affascinante, seppur più faticosa del tragitto, quella che passa tra le due calotte della cupola con scalini minuscoli e obliqui e che portano all’esterno attraverso una minuscola scala a chiocciola.
“I gradini sembrano interminabili, avevo il fiato grosso e la fatica si faceva sentire, ma quando sono arrivata in cima non avevo più parole e la fatica era scomparsa all’improvviso per lasciar spazio alle emozioni”. (Teresa)
Non ce l’avremmo fatta? E invece ci siamo riusciti e abbiamo portato a termine la nostra missione. Arrivati in cima, appena usciti sulla terrazza, a Ina viene offerto un lungo applauso dai turisti presenti.
Dalla terrazza esterna intorno alla cupola godiamo di una vista mozzafiato sulla piazza di San Pietro, Castel Sant’Angelo, il Tevere e sul panorama della città di Roma e della Città del Vaticano con i suoi palazzi e i bellissimi giardini.
“Sono rimasta lì con Patrizia e Giampietro ad ammirare e fotografare quello spettacolo. Poi la discesa e l’incontro sul terrazzo con gli amici del gruppo e con gran sorpresa, stupore e meraviglia abbiamo saputo che anche Ina accompagnata dal direttore era riuscita a salire su in cima, come tutti. Era evidente nei suoi occhi la gioia per essere riuscita a farlo”. (Teresa)
Dopo alcune foto e un selfie in ricordo di questa impresa, si ritorna giù.
Ci riposiamo sulla terrazza per prendere un po’ di fiato e fare qualche foto.
Non si può andare via da Roma senza essere entrati a far visita alla Basilica di San Pietro.
Allora, varcato il cancello centrale, entriamo nel portico sul quale si aprono i cinque accessi alla basilica, cinque porte in bronzo: Porta della Morte (da questa porta escono i cortei funebri dei Pontefici), Porta del Bene e del Male, Porta del Filarete o Porta Centrale, Porta dei Sacramenti (su cui è rappresentato un angelo che annuncia i sette sacramenti) e la famosa Porta Santa di Vico Consorti che viene aperta e chiusa ad ogni Anno Santo. L’atrio è fiancheggiato da due statue equestri: Carlo Magno del Cornacchini, a sinistra, e Costantino del Bernini.
Oltrepassata la porta dei Sacramenti, entriamo e ci troviamo di fronte alla navata centrale. 90 metri di lunghezza, 26 metri di larghezza e 45 metri di altezza, coperti da un’ampia volta a botte. Rimaniamo subito senza fiato sentendoci schiacciati dall’imponenza di questa basilica, di fronte alla quale ci si sente veramente molto piccoli.
Subito all’ingresso, abbassando lo sguardo a terra, troviamo il cerchio in porfido rosso, l’originale, su cui si inginocchiò Carlo Magno quando fu incoronato Imperatore nell’800. Così, messi i piedi sopra questo grande disco rosso, ci siamo sentiti tutti un po’ imperatori.
Al termine della navata la statua bronzea di San Pietro, seduto su una cattedra marmorea e vestito con il pallio filosofico. La mano sinistra stretta al petto impugna le chiavi, la destra è sollevata nel gesto della benedizione. Il piede destro sporge dalla base, consumato dal bacio dei fedeli. .
Sul pavimento della navata centrale si vedono inserite nel marmo delle stelle dorate che indicano la lunghezza totale di parecchie grandi chiese sparse nel mondo. Alla fine della navata centrale, non al centro della cupola ma spostato verso l’abside, si eleva l’Altare papale, affacciato sulla Confessione edificata dal Maderno sull’asse della sottostante tomba di San Pietro. L’altare è rivolto verso oriente, incontro al sole nascente come era d’uso nelle basiliche paleocristiane. Sopra l’altare un baldacchino in legno, alto 30 metri, sorretto da 4 colonne tortili e sostenuto da quattro angeli.
Subito dietro, al centro della parete che chiude la basilica, ammiriamo la Cattedra di San Pietro, un reliquiario monumentale contenente la cattedra dell’epoca paelocristiana, sorretta dalle statue dei quattro Padri della Chiesa e illuminata da una sfolgorante apparizione della colomba.
Dirigendoci all’ingresso per la navata di destra arriviamo, dopo essere entrati nella solenne e fastosa cappella del Santissimo Sacramento, riservata alla preghiera, e dopo aver ammirato le altre cappelle, alla cappella della Pietà di Michelangelo, opera giovanile creata quando era ancora ventitreenne.
Percorriamo anche la navata di sinistra e siamo colpiti dal coperchio del sarcofago dell’imperatore Adriano trasformato in fonte battesimale, e sul lato destro dal monumento a papa Alessandro VII Chigi del Bernini, al di sopra di un’uscita laterale che immette entro lo Stato della Città del Vaticano.
Dopo un buon pranzo in un sontuoso ristorante in pieno centro storico di Roma facciamo gli ultimi acquisti e poi ci avviamo verso il Nord.
Prima di ritornare a Trento non possiamo non fare la foto al monumento al Migrante, “Angel Unwares”, che raffigura un gruppo di migranti di culture e diversi periodi storici. La scultura è stata messa in piazza San Pietro perché ricordi a tutti la sfida evangelica dell’accoglienza.
Il nostro viaggio a Roma finisce qui, con questa foto, ma la città meriterebbe mesi di visita per scoprirla e ammirarla tutta, perché ogni angolo e ogni via merita di essere immortalata in uno scatto. Roma è storia, Roma è cultura, Roma è eterna.
Non avrei mai pensato di andare tre giorni a Roma, avere l’udienza dal Papa, vedere la Basilica di San Pietro, il Colosseo e tutto quello che si poteva vedere. Veramente bello direi. Fantastica! Anche quando siamo andati in Parlamento molto bello seppur deludente nel vedere come si lavora. Le cose che mi hanno colpito di più? La forza di volontà che ha messo Ina nel salire i 321 scalini per raggiungere e affacciarsi alla cupola di San Pietro. Bravissima! Questo viaggio mi ha fatto riflettere su come sta cambiando la mia vita: ora riesco a divertirmi e star bene senza far uso di sostanze. Grazie al CTS e grazie alla splendida compagnia. (Giampietro)
“La bella vacanza romana si è conclusa con l’arrivo a Trento in tarda serata. Eravamo tutti un po’ stanchi ma contenti di questa nuova esperienza fatta insieme. Personalmente sono stata bene con tutti. Conoscervi e condividere con voi quelle giornate mi ha fatto sentire serena e mi sono sentita accettata. E’ stato bello far parte della vostra famiglia. Grazie a tutti”. (Teresa)
“Non è mancata la fatica e la stanchezza, comunque molto ben ripagata da tutto ciò che abbiamo avuto modo di vedere oltre all’occasione di conoscerci un po’ di più. Tutto questo prenderà posto nel diario della nostra vita e sarà fonte di spensieratezza nei momenti di difficoltà. Potrà essere spunto di ispirazione per nuovi progetti che coinvolgano altre persone”. (Cinzia)
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Complimenti una iniziativa coraggiosa ottimamente riuscita che ha comportato un grande lavoro sia nel realizzarla che poi illustrarla ĺa cui descrizione conservero’ in modo da non perderla. Tutti i partecipanti hanno sicuramente messo del loro per la riuscita ma Antonio si è ancora rivelato insuperabile nel realizzare cose quasi impossibili.
Bravi Flavio
Ottima descrizione di una visita nella città eterna, anche se breve. Questa esperienza sia di incoraggiamento per programmarne altre. Stare insieme aiuta a crescere spiritualmente, a conoscersi, a rinsaldare i rapporti e a creare amicizie…. Ringrazio la comunità di casa Lamar per aver condiviso questa promessa mantenuta, dimostrando così una buona amministrazione. Auguri infiniti
La descrizione del vostro viaggio a Roma è così coinvolgente che alla fine della lettura mi è sembrato di essere stato con voi. Bravi tutti e che questa …avventura… nell’amicizia e nella condivisione resti sempre nel vostro cuore. Continuiamo con coraggio e costanza il nostro cammino quotidiano. Domenico
Non ci sono parole per descrivere il mio stato d’animo e la mia ammirazione per gli organizzatori e tutti i partecipanti, la descrizione poi mi ha riportata al mio viaggio di nozze…..sembrava il mio viaggio, a parte la visita al Papa, che allora non si poteva certo fare…(.parlo di 66 anni fa ), pero’ carissimi i ricordi sono ancora nitidi. A parte questo sono contenta per voi e ammirata per la vostra forza di volonta’ (INA bravissima….e gli organizzatori per la cura che hanno avuto nel farvi gustare in cosi’ poco tempo tante bellezze romane. Grazie Antonio di questo bel regalo …che terro’ nei miei ricordi piu’ cari. un abbraccio a tutti con tanto ma tanto affetto. Lucia.
Bravo Antonio, un’altra bellissima attività vissuta dal CTS, un ottimo mix di “sacro e profano” che solo Roma può regalare, un’esperienza formativa e indimenticabile per tutti i partecipanti !!! La documentazione del viaggio, puntuale e dettagliata,è la giusta conclusione e condivisione delle vostre emozioni. Complimenti a tutti!!!