Informazioni base
Durata: 8h 54m
Distanza: 15,1 km
Difficoltà: medio/difficile, non adatto a famiglie con bambini
Dislivello: 899 mt
Attrezzatura: consigliate scarpe da trekking
Stagione ideale: primavera ed estate per apprezzare il bosco rigoglioso e verdeggiante. Non adatto a passeggini o carrozzine.
Casa di Giano – Fraveggio
La nostra camminata inizia dalla Casa di Giano nella campagna di Santa Massenza. Saliamo verso il paese di Fraveggio percorrendo la vecchia strada, in forte pendenza, che un tempo collegava Santa Massenza con il paese di Fraveggio. Oggi la strada, che ha preso il nome di via di Maiano, come il primo nome del paese di S. Massenza, è un tratto del Sentiero di San Vili. Costeggiamo la roggia sulla destra fino ad arrivare quasi al paese. Già da questa posizione riusciamo ad ammirare il lago di Santa Massenza, il territorio della Casa di Giano e a vedere il castello di Arco.
Fraveggio – Margone
(Sentiero “Scal”)
Prima di raggiungere il paese di Fraveggio, svoltiamo a sinistra e imbocchiamo il sentiero di “Scal”, una mulattiera lunga circa 4 km che prende il nome dalla presenza di scalini ricavati nella roccia. Fino al 1949 era la via utilizzata per collegare Margone con la Valle, unico accesso ai masi spersi sul monte. Sentiero con un dislivello molto importante si inerpica tra rocce e tratti boscosi. Con un passo lento raggiungiamo la meta in circa 2 ore, godendo sempre di un’ampia ed aerea vista sulla valle.
Primo tratto del sentiero
Percorriamo, all’inizio, un sentiero abbastanza pianeggiante che ad un certo punto si fa ripido, a serpentina, sassoso e poi anche esposto ma con un meraviglioso panorama sulla Valle dei Laghi. Ogni tanto si diramano dei sentieri più stretti che portano a palestre di boulder o a pareti per gli amanti dell’arrampicata.
Se alziamo l’occhio sulla parete rocciosa, troviamo un’antica iscrizione a ricordo di un ragazzo morto su questo sentiero.
Dopo aver percorso un sentiero piuttosto erto per gli scalini, scavati nella roccia, raggiungiamo la piazzola dell’elisoccorso.
Proseguiamo sulla strada provinciale fino alla località “5 Roveri”, dove possiamo vedere la finestra della galleria di Hydro Dolomiti, che va ad intercettare la condotta della centrale di S. Massenza. Qui la strada finiva, fino al ’56 quando fu completata.
La centrale elettrica prende acqua dall’Adamello, acqua che scorre in un sistema di condotte sotterranee tra i più imponenti mai realizzati. Una condotta in galleria passa solo il Brenta fino al lago di Molveno e da qui una seconda condotta arriva a S. Massenza. Bisogna dire che l’opera ha provocato non pochi danni all’idrogeologia della Val Rendena: qui fu realizzato una specie di canale di gronda che raccoglienva le acque dai fianchi della valle per portarle alla condotta sotterranea; queste opere intercettarono sorgenti e vene d’acqua, che sparirono per sempre.
Così iniziamo un tratto di sentiero, che dalla località “5 Roveri” arriva a Margone, abbastanza facile, se si considera la faticaccia della salita marcata appena conclusa.
In questo tratto di percorso si possono vedere delle segnalazioni molto caratteristiche che fanno parte di un percorso escursionistico denominato “7 passi”.
Ci immergiamo nel bosco dove è possibile ammirare delle statue in legno raffiguranti personaggi caratteristici.
Il sentiero ci porta fino al Capitello di S. Antonio, abbellito con degli affreschi molto semplici, per poi uscire dal bosco di faggi e costeggiare gli ampi prati di Margone, dove, isolata e recintata da siepi, c’è una villetta con antenna radio: la casa dove nacque Radio Dolomiti.
Arrivati al cimitero ci siamo riposati per un pranzo al sacco e per raccontarci un po’ e per vedere una bellissima aquila reale.
Dopo pranzo siamo ripartiti in direzione Ranzo passando per il piccolo paese di Margone con i suoi caratteristici murales che ne abbelliscono le case.
Margone – Ranzo
Lasciato Margone prendiamo il sentiero che scende verso Ranzo e che fa parte del percorso di S. Vili basso, che da Trento, salendo a Terlago, Ranzo per poi scendere a Moline, Stenico, raggiunge Spiazzo in Valle Rendena, luogo del presunto martirio di Vigilio.
Giungiamo così al solitario paese di Ranzo, situato su una sorta di breve altopiano sospeso sopra la forra del Limarò e la Valle dei Laghi.
Ranzo – Castel Toblino
Dopo aver fatto una tappa dalla nostra amica Noemi, che ci offre un buon caffè e un’ottima torta ancora calda e la sua caratteristica bevanda al sambuco, riprendiamo il nostro cammino ma prima di imboccare la vecchia mulattiera del Rio della Val per raggiungere Castel Toblino, andiamo a visitare la suggestiva chiesetta di San Vigilio, nell’omonimo sentiero di San Vili, con il singolare pulpito esterno da dove, secondo la leggenda, il vescovo di Trento Vigilio, avrebbe predicato; sulla lunetta un dipinto recente raffigura il trasporto della salma del santo.
Percorrendo la strada del Rio della Val, che un tempo costituiva il percorso obbligato per chi dal Banale, nelle Giudicarie, voleva scendere nella Valle dei Laghi, incontriamo diversi arrampicatori nelle palestre naturali di roccia presenti sulla sinistra del percorso.
Da Ranzo iniziamo a vedere il Lago di Toblino e il suo castello che si erge su una penisola, il Lago di Santa Massenza, il Lago di Cavedine.
Castel Toblino – Santa Massenza – Casa di Giano
Raggiunto, dunque il Castel Toblino seguiamo l’indicazione Passeggiata dei due laghi, un sentiero attrezzato con passerelle che costeggia le sponde settentrionali dei laghi di Toblino e di Santa Massenza, uniti da uno stretto canale.
Una passeggiata suggestiva, quella sul lago di Toblino, che ci permette di ammirare la bellezza di questo biotopo caratteristico per la fauna e la sua vegetazione di tipo submediterraneo, con roverella, carpino nero e orniello che si alternano a boschi di leccio (tipica quercia mediterranea). Nella zona circostante il lago possiamo vedere piante coltivate tipicamente mediterranee come il rosmarino, il corbezzolo, il limone e l’olivo.
La grande varietà di ambienti riflette sulla fauna determinandone la notevole ricchezza e diversità. Non ci siamo persi la vista del germano reale, la gallinella d’acqua, la folaga, e un bellissimo airone cenerino.
Attraversiamo il ponte sul canale che divide il lago di Toblino e il lago artificiale di Santa Massenza, e su cui passa la Gardesana, e proseguiamo per l’omonimo paese, costeggiando il lago. Il lago di Santa Massenza, nato dall’erosione glaciale, accoglie le acque del fiume Sarca e del lago di Molveno per far funzionare la centrale idroelettrica.
Arrivati al cimitero ci aspetta l’ultima salita prima di raggiungere la comunità della Casa di Giano, nella conca mite di Santa Massenza, capitale della grappa e zona di ulivi e viti, broccoli e tartufo nero.
Dopo quasi 9 ore arriviamo alla meta perché non abbiamo mai mollato.
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Siete stati bravissimi… e anche fortunati perchè avete potuto vedere tante cose meravigliose…. ho letto la descrizione del viaggio …e virtualmente ho camminato con voi. Ciao a tutti e un abbraccio.